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Hamilton: An American Musical

Updated: Jun 20, 2023

Credete possibile scrutare nel nostro presente, nel mondo europeo, e intravederne gli errori e i difetti… attraverso il passato degli USA?

Di Alessandra Ivaldi / 26.06.2019

In un mondo dove i popoli e le culture si mescolano e il concetto di distanza diventa sempre più relativo, le differenze e i pregiudizi dovrebbero trasformarsi in lontani ricordi di un’epoca buia e primitiva… Eppure questo non è quello che sta realmente accadendo.

Sin dall’infanzia dell’umanità gruppi di persone, o intere comunità, si sono spostate da un territorio a un altro, aprendosi a nuove culture e dando vita a nuovi modi di vivere. Eppure l’uomo non ha ancora imparato ad abbandonare i pregiudizi, la diffidenza e l’odio, sebbene la storia ci abbia dimostrato già molte volte quanto tale atteggiamento sia infruttuoso, se non addirittura dannoso. Ma non siamo qui per discutere dei sentimenti che agitano l’animo umano, o se ci sia speranza che in futuro l’umanità abbia modo di imparare dai propri errori… Siamo qui per parlare di arte e di teatro! Siamo qui per parlare di Hamilton: An American Musical.

Questo musical, con musiche, testi e libretto di Lin-Manuel Miranda, statunitense di origini portoricane, fece il suo debutto nel 2015 ed ebbe subito un enorme successo per la sua originalità e la sua capacità di porci di fronte a profonde riflessioni e difficili domande attraverso il ritmo apparentemente spensierato della musica rap, pop e soul. L’opera deve il suo titolo al nome del protagonista, Alexander Hamilton, uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Il musical segue le complesse vicissitudini della vita di Hamilton, che si intrecciano ai grandi eventi storici della sua epoca.

La storia si apre riepilogando la prima parte dell’esistenza di Hamilton, che passa la sua giovinezza, orfano di entrambi i genitori, sull’isola di Nevis, nel mar dei Caraibi. Nel 1776 la sua famiglia adottiva gli permette di stabilirsi a New York per studiare e farsi una carriera. Qui l’ancor giovane Hamilton ha modo di conoscere e farsi apprezzare da personaggi quali il Marchese de La Fayette, il futuro presidente degli USA George Washington e il futuro vicepresidente di Thomas Jefferson, Aaron Burr. Tutti giovani animati da sogni di indipendenza e ambizioni rivoluzionarie, che insieme saranno in grado di liberare gli Stati Uniti dal dominio della Corona britannica.


Accanto alle imprese politiche e militari, come la battaglia di Yorktown, atto finale della Rivoluzione americana, alla quale Hamilton partecipò in qualità di comandante di tre battaglioni dell’esercito statunitense, il pubblico di Hamilton: An American Musical ha l’opportunità di seguire anche le vicende sentimentali più intime della vita del grande politico. Osserviamo quindi il suo primo incontro con le figlie di una delle più ricche famiglie di New York, le sorelle Schuyler. Di queste Hamilton sposerà Elizabeth, soprannominata Eliza.

Il fascino di Hamilton conquista tutti: i grandi politici che gli offrono incarichi sempre più importanti e prestigiosi, i soldati che lo seguono con lealtà… e naturalmente le donne, attratte dalle sue qualità personali, ma anche dal suo potere. Fra queste vi è Maria Reynolds, che diventerà sua amante.

Dopo la vittoria di Yorktown, Hamilton redige, insieme a James Madison e John Jay, i Federalist Papers, una raccolta di 85 articoli scritti con lo scopo di convincere i membri dell’assemblea dello Stato di New York a ratificare la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Inoltre, il neo presidente Washington lo nomina Segretario al Tesoro degli Stati Uniti. A questo punto coloro che in passato erano stati amici di Hamilton iniziano a nutrire nei suoi confronti una forte invidia, che li condurrà a cercare sempre nuove opportunità per screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica. Naturalmente, la storia con Maria Reynolds verrà alla luce a scapito della relazione con Eliza, già alquanto deteriorata a causa della scarsa partecipazione di Hamilton alla vita famigliare.

Il musical segue le vicende di Hamilton fino alla sua tragica morte. Tuttavia, ciò che più colpisce il pubblico non è la storia del personaggio storico, che a molti può essere già nota. Forse il primo aspetto che salta agli occhi degli spettatori è il fatto che gli attori, vestiti con costumi tradizionali, che si muovono su uno sfondo storico ben definito e rappresentato in maniera realistica fin nei minimi dettagli, siano costituiti non solo da persone dalla carnagione chiara, come i Padri fondatori degli USA vengono tradizionalmente rappresentati. In questo musical bianchi, afroamericani, ispanici e asioamericani si mescolano per interpretare i ruoli dei grandi politici e strateghi della storia degli Stati Uniti.

La scelta di attori di colore non è un caso. La presenza di diverse nazionalità sul palco riproduce la realtà americana moderna, cioè quella di una società caratterizzata dalla multiculturalità. E a ben guardare, la società americana è sempre stata caratterizzata da fenomeni di immigrazione e multiculturalità! Gli stessi Padri fondatori erano del resto figli di migranti. E il musical mette bene in evidenza come Hamilton stesso partisse da origini ben diverse da quelle dell’ideale dell’uomo bianco: infatti all’inizio non è che un orfano e un “immigrato” arrivato da un’isola del mar dei Caraibi. Eppure contribuisce insieme a tutti gli altri alla creazione di una nuova realtà e sa imporsi grazie alle sue straordinarie qualità.

Hamilton: An American Musical è stato definito come la rappresentazione della storia di un uomo, che diventa storia di un’intera nazione. Una nazione costruita da migranti, i quali hanno bisogno, talvolta, di ricordare da dove tutto è partito per non dimenticare le proprie origini. E dimenticare il passato è un rischio che non corrono soltanto gli USA. Forse anche l’Europa avrebbe bisogno di qualcuno in grado di riportare alla luce la nostra storia, per non dimenticare da dove veniamo e non ripetere errori già commessi in passato.


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