Scopriamo uno dei segreti del nord Italia: esiste una regione che non è né Italia né Austria… o forse è un po’ di entrambe!
Di Alessandra Ivaldi / 20.09.2021
Il Trentino-Alto Adige è una regione nel nord est dell’Italia, piena di attrattive per i turisti: gli amanti della natura apprezzeranno molto i paesaggi alpini, le magnifiche vallate, le acque azzurre del Lago di Garda… E non dimentichiamo poi la bellezza delle città storiche, come Trento, Bolzano, Merano… Tuttavia, la bellezza dei paesaggi e delle località turistiche non è certo l’unica cosa che colpisce l’attenzione dei visitatori, soprattutto dei non italiani, che non conoscono la travagliata storia di questa regione. Infatti, attraversando le diverse zone del Trentino-Alto Adige, non si potrà fare a meno di meravigliarsi della presenza di un gran numero di abitanti che non parlano l’italiano come prima lingua, bensì il tedesco. E agli osservatori più attenti non sfuggiranno altri curiosi dettagli, in particolare nell’architettura e nei prodotti tipici locali… Ma procediamo con ordine. Perché non iniziare il nostro viaggio immaginario da Bolzano? Non si tratta del capoluogo di questa regione, che sarebbe Trento, ma di un’altra importante città che ci consentirà di studiare più “da vicino” la particolarità di questo territorio.
Collocata in un’ampia conca, in cui confluiscono tre valli alpine, Bolzano occupa un luogo da sempre considerato come la frontiera fra l’Italia e il mondo germanico ed è per questo soprannominata la “Porta delle Dolomiti”. In passato mercanti tedeschi e italiani hanno convissuto pacificamente a Bolzano, che era il luogo perfetto per scambi commerciali e culturali fra questi due mondi. E ancora oggi, passeggiando per le vie del centro nei giorni di mercato, non si potrà non osservare con stupore il curioso miscuglio di tradizioni che caratterizza l’attività commerciale locale: da un lato un banco pieno di prodotti tipici italiani (pasta, biscotti della tradizione…) e dall’altro ecco un venditore di würstel, bretzel e altre leccornie di origine germanica.
Stesso discorso vale per i negozi: ecco da una parte prodotti dell’artigianato italiano e dall’altra una colorata boutique che vende Lederhosen e Dirndl (abiti classici della tradizione bavarese). E parlando con i commessi e la gente del posto, quasi sicuramente si osserverà come la lingua madre cui preferiscono ricorrere sia il tedesco e non l’italiano.
Walther von der Vogelweide, Bolzano
Il cuore della città è rappresentato da Piazza Walther, il cui nome deriva dal monumento che troneggia su questo luogo, dedicato al poeta lirico medievale Walther von der Vogelweide. Ed eccoci di fronte a un bel mistero: perché dedicare una piazza in Italia a un autore appartenente alla letteratura tedesca?
Prima di rispondere a questa domanda, spostiamoci con la mente in un’altra città, a Trento, capoluogo della regione. Qui la grossa piazza di fronte alla stazione è invece dominata da un’imponente statua raffigurante il poeta medievale Dante Alighieri, uno dei massimi rappresentanti della letteratura italiana nel mondo. Non ci sarebbe nulla di strano nella presenza di Dante, nonché di busti dedicati ad altri famosi personaggi della cultura italiana, in una piazza di un capoluogo italiano. Ma l’analogia, o per meglio dire il contrasto, con la statua di Piazza Walther a Bolzano non può che lasciare perplesso il visitatore più attento. E infatti c’è un nesso che collega queste due sculture e che ha radici molto profonde nella storia del Trentino-Alto Adige.
Dante Alighieri, Trento
Questa regione non è sempre stata un territorio unito e nel corso dei secoli è passata più volte sotto il dominio di nazioni differenti: il Sacro Romano Impero, l’occupazione da parte di Napoleone, gli Asburgo, il Regno d’Italia… Naturalmente questi continui avvicendamenti di nuovi dominatori non favorirono la coesione della popolazione locale. Sotto la dominazione degli Asburgo si svilupparono, per esempio, movimenti irredentisti che si riconoscevano nella cultura italiana e desideravano ostacolare l’operato austriaco sul territorio, anche a costo di subire violente repressioni. Ma quando poi la regione venne annessa al Regno d’Italia, ecco che la situazione si ribaltò: ora erano quelle fasce della popolazione che ancora si sentivano fortemente “germaniche” ad essere marginalizzate. In particolare, dovevano subire le imposizioni e la talvolta violenta azione di “italianizzazione” intrapresa dal regime fascista con l’obiettivo di cancellare ogni traccia della cultura germanica locale, considerata contraria ai “valori” di Mussolini.
Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia riconobbe al Trentino-Alto Adige una forma di autonomia speciale: La provincia di Bolzano, il territorio “più germanico” della regione, rimase all’Italia, ma solo a condizione che venissero garantite adeguate tutele agli abitanti di lingua tedesca dell’Alto Adige e alla loro tradizione storico-culturale.
Naturalmente questa travagliata storia ha lasciato tracce anche a livello architettonico. Torniamo alla nostra Bolzano: barocco, rococò, neogotico, neoromanico, il tedesco Jugendstil… Sono molti gli stili architettonici riconoscibili fra gli edifici di questa città unica. E nella zona al di là del torrente Talvera, opposta al centro storico “tedesco”, si trovano ancora diversi edifici ricollegabili all’architettura di periodo fascista, testimonianza dei tentativi del regime di “italianizzare” la città.
E Piazza Walther? La piazza risale al 1808 e da allora ha cambiato più volte il suo nome: Maximilianplatz in onore a Massimiliano di Baviera, Johannsplatz per l’arciduca Giovanni d’Austria… La statua di Walther von der Vogelweide fu eretta nel 1889 e la piazza venne dedicata pochi anni dopo a questo autore. Tuttavia, con l’annessione al Regno d’Italia, la statua fu rimossa e la piazza intitolata al re Vittorio Emanuele III. Nel dopoguerra prese poi il nome della Madonna e solo successivamente Walther von der Vogelweide venne rimesso al suo posto, restituendo anche il nome tedesco alla piazza.
Ma la cosa che più incuriosisce il visitatore che fa tappa sia a Bolzano sia a Trento sono proprio le due statue che sembrano collocate in centri nevralgici delle città di proposito, come se si trattasse di una sorta di sfida a distanza! E infatti, se quella di Walther von der Vogelweide è stata eretta nel 1889, la statua di Dante Alighieri risale invece al 1896. La prima venne eretta con lo scopo di evidenziare l’adesione degli abitanti di Bolzano e dintorni alla società e cultura germanica, mentre la seconda venne creata proprio come reazione alla statua di Walther von der Vogelweide. Si tratta infatti di un tentativo da parte degli abitanti di Trento di affermare il carattere italiano della propria cultura. Ricordiamo che in questo periodo storico entrambe le città facevano parte dell’Impero austriaco degli Asburgo e le due statue rappresentano dunque la più curiosa testimonianza delle divisioni interne e della stranissima storia che ha reso oggi il Trentino-Alto Adige una regione unica nel panorama storico-sociale italiano.
Comments