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I tesori di Saltrio

Ho da poco scoperto un tesoro circondato da montagne e cave di pietra, in provincia di Varese: Saltrio!


Alessandra Ivaldi / 20.10.2023


Questa località è storicamente legata all’estrazione della cosiddetta pietra di Saltrio, che è stata impiegata nella costruzione di famosi edifici del Canton Ticino e del Nord Italia, come la Mole Antonelliana a Torino, il Duomo di Milano e la Certosa di Pavia. Con il passare del tempo Saltrio si è trasformata e oggi è anche nota come affascinante attrazione per gli amanti del turismo outdoor.

Per raccontarvi in maniera più precisa delle particolarità di questo luogo, ripercorrerò con la memoria il tragitto che io stessa ho seguito. Tenete però a mente che questa zona ha anche molto altro da offrire a chiunque decida di intraprenderne l’esplorazione.


Prendiamo come punto di partenza la chiesa parrocchiale di Saltrio dei Santi Gervaso e Protaso, che potrete facilmente localizzare con qualunque navigatore. Da qui è possibile incamminarsi seguendo la segnaletica per la cosiddetta Big Bench di Saltrio.

Ma che cos’è una Big Bench? Per chi non avesse letto il mio articolo su questo argomento, spiegherò sinteticamente che si tratta di panche gigantesche, collocate in luoghi talvolta poco conosciuti ma paesaggisticamente molto affascinanti. È un progetto partito in Piemonte che si è ben presto diffuso in tutta Europa, “punteggiando” di coloratissime Big Bench i territori dei vari paesi, con lo scopo di valorizzare determinate aree senza mettere a rischio la bellezza del paesaggio.


A circa metà strada fra la chiesa e la Big Bench troviamo un piccolo museo a cielo aperto, il MAMO (Museo all’Aperto del Monte Orsa), che racchiude curiosità sulle principali peculiarità locali: informazioni sulle cave di pietra e sulla fauna del territorio, una ricostruzione delle trincee della Frontiera Nord-Linea Cadorna e infine una riproduzione a dimensioni naturali del Saltriovenator Zanellai, un tipo di dinosauro scoperto proprio nelle cave di Saltrio nel 1996.

Lasciandoci il Saltriovenator alle spalle, proseguiamo in salita e troviamo alla nostra sinistra un sentiero e alla destra la Cava Salnova. Al di sopra di quest’ultima, su una sorta di balcone naturale, ecco che già si vede svettare l’enorme panca rossa di Saltrio!

Entriamo nel bosco e continuiamo con la nostra salita finché non raggiungiamo la nostra prima tappa: la Big Bench! Fermarci ad ammirare la cava di pietra sotto di noi e le montagne tutto intorno è un ottimo modo per riposarci prima di proseguire il cammino.

I colori di questa Big Bench sono il bianco e il rosso e la scelta non è certamente casuale. Simboleggiano la provincia di Varese e al contempo richiamano la bandiera della vicinissima Svizzera. E a proposito di Svizzera, è proprio lì che siamo diretti. Terminate le foto di rito sulla Big Bench… gambe in spalla e andiamo!


Percorriamo il sentiero dei 1000 scalini, decisamente ripido e faticoso… ma ne vale sicuramente la pena. Arriviamo infatti alla vetta del Monte Pravello e da qui possiamo ammirare dall’alto un paesaggio svizzero mozzafiato, ma la soddisfazione del momento è colpita da una triste rivelazione.

Infatti, troviamo ciò che resta della rete che in passato chiudeva il confine con la Svizzera, simbolo già di per sé alquanto opprimente, almeno per noi che siamo nati in un’Europa aperta agli scambi continui fra nazioni. Tutto però diventa ancora più tragico sapendo che quella stessa rete, negli anni bui delle persecuzioni razziali, segnò per molti ebrei il confine fra la vita e la morte.

A ricordarci tutto ciò è la presenza di un’opera dell’artista Sara Marioli, intitolata “Incontro” e raffigurante due grigie calzature in cemento armato, puntate verso la Svizzera. Proprio su questo sentiero si svolse la tragedia di molti ebrei in fuga, fra cui la senatrice Liliana Segre, bambina all’epoca dei fatti. Lei, come molti altri, speravano di poter trovare salvezza in Svizzera, ma vennero respinti dalle autorità elvetiche e in seguito catturati dai nazisti.

A questo punto è impossibile non fermarsi e riflettere per qualche momento sul senso di quella rete e quei tristi calzari, che rappresentano una vera e propria cicatrice lasciata dalla storia su un paesaggio apparentemente tanto sereno.

Percorriamo il sentiero dei 1000 scalini al contrario, giungendo così a un bivio: possiamo tornare alla Big Bench oppure seguire un altro percorso, il sentiero naturalistico. A indicarcelo sono due piccoli e simpatici ricci, dipinti su una roccia.

Questo secondo sentiero infatti è costellato di pietre su cui sono state dipinte deliziose raffigurazioni della fauna e della flora tipiche della zona. La “caccia” alle pietre dipinte può diventare una spassosa attività durante questa parte dell’escursione.

Raggiungiamo infine la cava di pietra detta “La Brusata”. Qui possiamo ammirare il paesaggio circostante e scoprire molto sulle cave grazie a una serie di pannelli esplicativi. In un’accogliente casetta, costruita naturalmente con le pietre di Saltrio, ci sediamo per riposarci e osserviamo con curiosità la “piccola biblioteca del bosco”, dove si possono prendere libri in prestito proprio come in una normale biblioteca cittadina.


La nostra avventura si avvia verso la fine: dalla cava prendiamo un altro sentiero e camminiamo in mezzo a un bosco di castagni finché non sbuchiamo fra la Cava Salnova e il MAMO. Chiudiamo così un giro ad anello che ci ha portato a conoscere molto più di quanto avevamo immaginato.



Molto di quanto abbiamo potuto ammirare a Saltrio, compresi il MAMO e la Big Bench, si deve al grande impegno del gruppo degli Amici del Monte Orsa. Se volete saperne di più, date un’occhiata al loro sito Internet: https://www.amicidelmonteorsa.com/

Per avere ulteriori informazioni sul Big Bench Community Project, potete invece visitare il seguente sito: https://bigbenchcommunityproject.org/

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