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Loi mannequin. Una legge per una visione più sana del corpo femminile.

Updated: Jun 20, 2023

Con la “loi mannequin” la Francia intraprende la sua battaglia contro l’anoressia nel mondo della moda. Riuscirà la nuova legge a raggiungere il suo obiettivo, o si rivelerà un tentativo inutile?

Di Alessandra Ivaldi / 2.8.2017

In Francia è entrata in vigore la “loi mannequin” con l’obiettivo di contrastare il dilagare di un pericolosissimo disturbo alimentare: l’anoressia. Una vera e propria piaga fra le giovani, che vedono nelle modelle esageratamente magre un esempio di bellezza da imitare… e fra le modelle stesse, costrette a sacrificare, per far carriera, la loro salute fisica e mentale. Sì, perché l’anoressia non porta soltanto a un degradamento fisico, ma ha anche effetti devastanti sulla salute mentale. Se non trattata in tempo e con metodi adeguati, può diventare una condizione permanente e, nei casi più gravi, condurre alla morte.

È stato calcolato che in Francia soffrano di disturbi del comportamento alimentare circa 600 mila giovani, di cui 40 mila anoressici. Non solo: questo tipo di disturbi rappresenta la seconda causa di mortalità tra i giovani fra i 15 e i 24 anni, subito dopo gli incidenti stradali.

Vittima dell’anoressia è stata anche una coraggiosa ex modella, Victoire Maçon Dauxerre, che dopo le umiliazioni, la sofferenza e addirittura un tentato suicidio ha saputo riprendersi la propria vita ed è ora l’autrice di un popolarissimo bestseller. Un libro tragico e scioccante sulla “vita segreta” delle modelle. Jamais assez maigre. Journal d’un top model. (“Mai abbastanza magra. Diario di una top model”) è l’eloquente titolo di questo “diario” nel quale Victoire racconta la sua dolorosa esperienza.




A diciassette anni viene adocchiata dal talent di un’agenzia di modelle. È un periodo difficile per Victoire: come molte altre ragazze della sua età, la futura modella sta attraversando un momento di crisi. Il suo sogno era infatti studiare a Sciences Po, ma purtroppo non riesce a passare il concorso d’ingresso. Debole e senza più una chiara idea di quale strada scegliere per il proprio futuro, cede alle lusinghe dello scintillante mondo della moda. La sua mente si riempie di sogni: viaggi in luoghi bellissimi, soldi facili, fama… Ma le passerelle nascondono ben altre sorprese.


Victoire è sempre stata una bella ragazza, alta (1,78 metri) e magra… ma non abbastanza per entrare in una taglia 32. Da qui inizia l’inferno: Victoire smette di mangiare, arriva a pesare 47 chili. Soffre la fame, perde i capelli ed è ormai scheletrica, ma la moda è una droga e non c’è via d’uscita. Più dimagrisci e più ti vedi grassa, racconta Victoire ricordando quei terribili momenti. E l’ironia della situazione è che alle modelle viene imposto di dimagrire, nonostante il fatto che la maggior parte delle loro foto vengano poi ritoccate… in modo tale da far sembrare le modelle ancora più magre.


Il tempo passa e Victoire scivola sempre più velocemente verso la disperazione, arrivando alla scelta più estrema, il tentato suicidio. Ma Victoire è più forte di molte altre e riesce a salvarsi e ora racconta senza esitazioni la sua storia.


Non a tutte è data la possibilità di raccontare: Victoire ha potuto scrivere un libro soltanto perché ha abbandonato le passerelle. Jamais assez maigre è un viaggio in un mondo infernale nel quale incontriamo modelle che vomitano, assumono lassativi e droghe per tollerare la fame e la stanchezza nel periodo precedente le sfilate. Anche lo sport è vietato, per non incorrere nel “pericolo” di sviluppare troppa muscolatura.


Le modelle non possono lamentarsi. Se una di loro si sente male prima di una sfilata, nessuno osa commentare. È una situazione “normale”, inutile parlarne. È un mondo subdolo e ipocrita. Nessuno ti chiede di smettere di mangiare, racconta Victoire, semplicemente devi essere in grado di entrare nei vestiti che ti vengono dati, per cui non hai scelta se non dimagrire. Il sistema è concepito affinché alla fine nessuno possa essere accusato di incitamento all’anoressia.


Oggi Victoire si è laureata in filosofia alla Sorbona, perché voleva “ritrovare il suo cervello”, smettere di sentirsi soltanto un corpo. Dopodiché è andata a Londra, dove ha preso un master in recitazione. Il suo obiettivo adesso è continuare sulla strada dello spettacolo. È consapevole che anche lì la competizione sarà alta, ma perlomeno la magrezza non rappresenterà più la sua unica possibilità di successo.


L’obiettivo della loi mannequin è proprio quello di porre fine al ripetersi di simili episodi, contribuendo a diffondere un’immagine più sana del corpo femminile. Il testo della nuova legge, promossa dal governo socialista del presidente Francois Hollande, era già stato votato nel gennaio 2016. Entrato finalmente in vigore, si presenta oggi come un atto rivoluzionario nel mondo della moda francese.


Per accedere alle passerelle o posare per i servizi fotografici, d’ora in poi le modelle dovranno presentare un certificato medico, valido per un massimo di due anni, che attesti lo stato generale di salute della persona, valutato in particolare rispetto al suo indice di massa corporea (rapporto fra peso e altezza). Secondo i criteri proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, una persona è sottopeso quando il suo indice di massa corporea è inferiore a 18,5.


La nuova legge sarà applicata alle modelle e alle agenzie di tutti i paesi della comunità europea attivi in Francia e per coloro che non rispettano le misure imposte dalla loi mannequin sono previste multe da capogiro, se non addirittura un anno di prigione.


La legge sarà inoltre completata il primo ottobre con l’introduzione di una norma che prevede l’obbligo di accompagnare le fotografie ad uso commerciale con la dicitura “fotografia ritoccata”, qualora siano state apportate modifiche al computer.

Con questo atto la Francia si incammina nella direzione che già altri stati hanno intrapreso in passato. La Spagna è stata il primo paese europeo ad adottare una simile norma, con la quale a partire da settembre 2006 è stato vietato alle modelle con indice di massa corporea inferiore a 18 di sfilare alla Pasarela Cibeles, il più importante evento di moda spagnolo. Anche in Italia, da anni, è previsto un limite minimo di massa corporea (18,5) per le modelle che intendono partecipare alla settimana della moda di Milano. E infine, anche fuori dall’Europa ci si sta muovendo in questa direzione: in Israele, per esempio, una legge del 2013 ha stabilito che, per apparire sulle riviste o alle sfilate di moda, le modelle debbano avere un indice di massa corporea non inferiore a 18,5.

La loi mannequin comunque continua a far discutere. Da un lato vi sono i sostenitori, che vedono nella nuova legge un grande passo avanti nella lotta contro l’anoressia, dall’altro le inevitabili critiche, che partono soprattutto dal mondo della moda. Inoltre vi è anche un numeroso gruppo di “scettici”, che credono che una legge non sia ancora abbastanza. Le donne infatti sono tuttora molto spesso giudicate sulla base del loro aspetto fisico e la moda non è certo l’unico settore a diffondere questo genere di pensiero, motivo per cui non ci si può aspettare dalla loi mannequin il radicale cambiamento tanto auspicato dai suoi più ottimisti sostenitori.


E Victoire cosa ne pensa? Naturalmente l’ex modella ha una sua opinione in proposito. Per lei la loi mannequin rappresenta un primo passo, ma non è ancora sufficiente. Può essere facile per le agenzie di modelle aggirare le imposizioni dettate dalla nuova legge. Anche quando lei firmò il suo contratto da modella, era previsto un controllo medico… che naturalmente non ebbe mai luogo.


Victoire è inoltre convinta che la lotta contro l’anoressia, e in generale contro un errato modo di valutare il mondo femminile, non debba riguardare soltanto uno stato. Va infatti tenuto presente che, essendo la legge valida solo in Francia, le modelle francesi potrebbero scegliere di cercare lavoro all’estero. È vero che già altri paesi hanno approvato simili leggi, ma queste azioni, separate le une dalle altre, ancora non bastano. Per l’ex modella è necessaria un’azione a livello europeo, se non addirittura mondiale.


Un passo alla volta. Si parte con una modella “ribelle” e un libro, si arriva a una legge… e chissà se in futuro non avremo modo di assistere davvero a un’azione comune da parte dell’UE.

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