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Avventura a Magrè: faccia a faccia con un drago

  • Ale_Iva
  • Feb 5
  • 4 min read

Ricordate la terribile tempesta che nel 2018 colpì diverse zone d’Europa, venendo poi battezzata come “tempesta Vaia”? Fra i territori più martoriati dal cataclisma vi fu l’area nord-est del territorio italiano. Qui le comunità locali ancora ricordano quanto accaduto e non hanno intenzione di lasciare che il tempo trascorra e cancelli quanto l’uomo può aver imparato dal disastro avvenuto. Perché da ogni catastrofe si può trarre qualche nuovo insegnamento, come ci insegnano le opere dello scultore Marco Martalar.


Di Alessandra Ivaldi / 5.02.2025


L’artista veneto ha dedicato molti anni di duro lavoro al ricordo della tempesta Vaia, dando vita a sculture in legno imponenti, che oggi possono essere ammirate in diversi luoghi del Trentino. Naturalmente non sono costruite con un legno qualsiasi, bensì proprio con ciò che rimaneva della vegetazione devastata dalla tempesta. Le opere rappresentano animali reali o fantastici o soggetti di altro genere, come il suo perturbante angelo, e si prefiggono un obiettivo decisamente ambizioso: comunicare agli uomini un messaggio fondamentale, di rinascita e speranza in un futuro migliore, alla faccia di qualsiasi tempesta possa colpirci. Ma tale futuro è raggiungibile soltanto con un grande sforzo di volontà e accettando l’idea che l’uomo non possa fare a meno della natura e debba quindi coltivare con cura il suo rapporto con essa.


L’angelo di Martalar, fotografato nel 2022 durante la XIX edizione della Jesolo Sand Nativity, il presepe di sabbia di Jesolo (VE).
L’angelo di Martalar, fotografato nel 2022 durante la XIX edizione della Jesolo Sand Nativity, il presepe di sabbia di Jesolo (VE).

Raggiungere le sculture di Martalar è molto semplice, la loro collocazione è indicata su numerosi siti turistici del Trentino. Sono liberamente accessibili e solitamente collocate in luoghi dall’alto valore paesaggistico. Gli amanti del turismo outdoor apprezzano particolarmente queste opere, che spesso sono circondate da bellissimi sentieri percorribili a piedi o in bici.


Di recente ho esplorato la zona attorno al Drago Vaia, o per meglio dire, al Drago Vaia Regeneration. Perché questo nome così strano? La risposta a tale domanda è legata alla particolarissima storia della scultura, un caso unico (per fortuna) fra le opere di Martalar.


Il drago Vaia, che è anche il drago in legno più grande al mondo, si trova nella frazione di Magrè, a Lavarone (TN). Fa parte del Lavarone Green Land, un progetto intrapreso dal Comune di Lavarone al fine di valorizzare il proprio territorio. Il drago era stato originariamente costruito con i resti degli alberi spazzati via dalla tempesta Vaia, esattamente come le altre opere di Martalar. Tuttavia, nel 2023 venne inghiottito dalle fiamme, appiccate volontariamente da persone che avevano dimenticato il grande valore dell’opera, il suo significato e il lunghissimo lavoro dietro alla sua costruzione. Fortunatamente, dalle ceneri del drago originale è rinata una nuova creatura, che Martalar ha voluto di proposito rendere ancora più imponente di prima, trasformandolo in un impressionante simbolo di resilienza.


Il drago originario sembrava uscito da un libro di favole, con grandi ali e un muso docile. Superava i 6 metri di altezza e i 7 di lunghezza. Il suo successore è più possente, con una lunghezza di 16 metri e un’altezza di 7. È stato realizzato con pezzi di legno carbonizzati, volutamente bruciati dal suo scultore per ricordare quanto avvenuto nel 2023. Il suo muso non è affatto docile e dell’aspetto “incantato” del primo drago rimane ben poco. Il drago rigenerato è aggressivo, quasi rabbioso. Sembra pronto a incenerire i responsabili della stupidità che ha distrutto il suo predecessore.


Il nuovo Drago Vaia
Il nuovo drago Vaia

Presso il drago si snodano diversi sentieri tematici, sempre gestiti attraverso il progetto Lavarone Green Land. L’obiettivo è sensibilizzare i bambini (e gli adulti) al rispetto per l’ambiente, anche attraverso installazioni in legno o altri materiali che propongono messaggi d’amore per la natura, presentandosi sotto forma di elementi magici e favolosi. Non a caso, questi percorsi portano nomi quali “Sentiero delle leggende”, “Sentiero del respiro degli alberi” o “Sentiero del drago”.


Io ho seguito l’ultimo dei tre itinerari sopra citati, che si articola in dieci tappe, la prima delle quali non può che essere, appunto, il Drago Vaia Regeneration. Da lì si prosegue verso La Grotta del Drago, il rifugio La tana incantata e la scultura dedicata alla Frau, ossia a Madre Natura. Si tratta di un’enorme sfera in legno in cui i visitatori possono entrare, camminare e contemplare il bosco circostante da una prospettiva nuova. La sfera è sorretta da rami intrecciati che sembrano innalzarla verso il cielo, come una gigantesca mano che stringe l’intero globo. È la Frau che si sforza di trovare la necessaria unità fra terra e cielo, fra natura e umanità.


Le successive tappe prevedono attività ludico-educative dove i bambini possono imparare a conoscere gli odori e i suoni del bosco e perfino a individuare le costellazioni nelle notti più buie.


La Frau
La Frau

Naturalmente, frequentare questi sentieri richiede un profondo senso di rispetto per l’ambiente circostante e per il lavoro di tutte le persone che si prendono cura di tali luoghi. Una piccola raccomandazione in tal senso riguarda il parcheggio per le auto: su internet è molto facile individuare gli spazi dedicati a chi si reca in visita presso il drago, in modo da evitare il fenomeno del “parcheggio selvaggio”. Non è possibile lasciare la propria auto ai piedi del drago, ma se veramente avete deciso di affrontare questa avventura, non vi farete certo intimorire da una breve passeggiata nel bosco per raggiungere la scultura.

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