Scopriamo insieme uno dei luoghi segreti di Venezia…
Di Alessandra Ivaldi / 17.07.2024
Se qualcuno vi chiedesse di scegliere un simbolo per rappresentare Venezia, voi a cosa assocereste la famosa città? A Piazza San Marco, alle gondole, ai canali, alle maschere, alla sfarzosità dei palazzi o ai mosaici delle chiese? Rifletteteci per un attimo, associare Venezia a un unico simbolo è impossibile, perché la città ha mille volti. Qui tutto è unico e rappresentativo di un microcosmo che pare sorto come per magia sulle acque del mare e che in realtà affonda le sue radici in tempi antichi e in terre lontane. Sì, perché non dimentichiamoci che a lungo i veneziani hanno affrontato i pericoli del mare e viaggiato alla scoperta del mondo, e da ogni luogo visitato hanno portato in patria ricchezze materiali ma non solo. Il tesoro che hanno accumulato aveva infatti una seconda dimensione, di natura immateriale, rappresentata dalla cultura e dalle consuetudini che la città ha importato da terre lontane. Elementi che il visitatore attento potrà ritrovare, per esempio, nell’insolita architettura veneziana, unica al mondo e prova concreta dell’incrocio di culture che ha dato origine alla Venezia che conosciamo oggi.
Itinerari alternativi. I turisti che si recano nel capoluogo veneto hanno veramente l’imbarazzo della scelta, tanto che spesso si ritrovano costretti a concentrarsi sulle attrazioni più famose e trascurare le altre per carenza di tempo. Per chi invece già conosce Venezia e le sue meraviglie, ci sono sempre cose nuove e curiose da visitare. È anche possibile scoprire itinerari alternativi per conoscere lati inediti della città. A tal riguardo, ho di recente scoperto il progetto portato avanti dall’associazione Chorus.
Come potrete vedere dal sito ufficiale, il nome Chorus sta a indicare l’Associazione per le Chiese del Patriarcato di Venezia e il suo scopo è contribuire alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico delle chiese presenti sul territorio. Al momento il progetto coinvolge una ventina di chiese degne di nota per il loro valore storico e artistico, che necessitano di regolari restauri e lavori di conservazione e che il turista medio corre spesso il rischio di trascurare. Se siete curiosi, visitate il sito sopra riportato e scoprite di più sulle chiese di Chorus e sui loro segreti.
E a proposito di segreti, fra le più peculiari chiese aderenti al progetto vi è quella di San Zaccaria, con il relativo museo, molto piccolo ma estremamente suggestivo. L’ingresso alla chiesa, già di per sé ricchissima di opere d’arte straordinarie, è naturalmente gratuito, mentre il biglietto per accedere al museo costa 3,50 euro. In alternativa, si può acquistare un Chorus Pass, che consente l’accesso ai musei di tutte le chiese aderenti con un unico biglietto. Posso garantire che, se siete amanti dell’arte, ne vale sicuramente la pena (e inoltre, ricordatevi che con il vostro biglietto potete contribuire a sostenere il progetto).
Un po’ di storia. La chiesa si trova in Campo San Zaccaria, a pochi minuti di passeggiata da Piazza San Marco. La sua facciata in pietra bianca è divisa in più registri, particolarmente diversi fra loro per via delle successive fasi di lavorazione che hanno interessato la chiesa, le cui origini risalgono a tempi remoti.
Pare che una prima chiesa sia stata eretta in questo luogo nel IX secolo per accogliere i resti di San Zaccaria, padre di San Giovanni Battista, donati alla città di Venezia dall’imperatore bizantino Leone V l’Armeno. Successivamente i Dogi di Venezia fecero erigere attorno all’antica chiesa un monastero di suore benedettine, le quali nel 855 diedero rifugio a papa Benedetto III in fuga dalle persecuzioni dell’antipapa. Nel 1105, però, un incendio distrusse sia il monastero sia la chiesa e si narra che, durante il tragico evento, morirono asfissiate più di cento monache, le quali si erano rifugiate nel sotterraneo, ancor oggi esistente.
Nel 1458 partirono i lavori di costruzione della nuova chiesa. L’edificazione di nuovi palazzi e chiese di grande valore artistico stava molto a cuore ai Dogi, poiché attraverso lo sfarzo e la ricchezza potevano dimostrare il potere proprio e della Repubblica e rafforzare il ruolo di Venezia come alterum Byzantium (“una seconda Bisanzio”, come la definì il cardinale Bessarione nel XV secolo). Tuttavia, nel caso della chiesa di San Zaccaria, i lavori di costruzione andarono per le lunghe e fu così che l’edificio venne originariamente concepito in forme gotiche, di cui conserva diverse tracce, ma fu ultimato soltanto in un secondo momento con la facciata di impronta rinascimentale di cui ho già parlato.
Dentro la chiesa. Anche l’interno presenta una mescolanza di elementi gotici e forme rinascimentali. L’edificio è diviso in tre navate, lungo le cui pareti sono conservate grandi tele del XVII e XVIII secolo. Prendetevi il vostro tempo per ammirare tali opere e studiarne i dettagli, aiutati anche dalle indicazioni che troverete sparse all’interno della chiesa. E non dimenticatevi di dedicare un po’ della vostra attenzione agli affreschi contenuti nelle cappelle, in particolare in quella di San Tarasio. È da questo punto che si accede al museo della chiesa, il quale rappresenta un vero e proprio tesoro nascosto.
Sapevate che sono poche le cripte di Venezia attualmente visitabili? La ragione di ciò è facilmente intuibile, molte cripte infatti sono state sommerse dall’acqua. La cripta della chiesa di San Zaccaria è una di queste, eppure è ancora possibile visitarla… Ma non vi aspettate certo una visita “normale”! Come ho appena detto, anche questa cripta è stata sommersa dalle acque.
Anticamente ospitava le reliquie di alcuni santi e le spoglie di Dogi dei primi secoli della Repubblica. Secondo una leggenda che ha ben poco di storico, alcuni dei Dogi lì sepolti sarebbero morti assassinati proprio dentro la chiesa di San Zaccaria, soprannominata per questo “chiesa degli Omicidi”.
A seguito del progressivo innalzamento del livello del mare, la cripta si è ritrovata a essere costantemente allagata, eppure è ancora accessibile attraverso alcuni scalini che scendono dalla già citata cappella di San Tarasio. Quando il livello dell’acqua è particolarmente alto, è possibile “sbirciare” all’interno della cripta soltanto dai gradini più alti. Ma se siete fortunati e il livello del mare è più basso, allora potete scendere ulteriormente e arrivare fin dentro la cripta, dove è stato appositamente costruito un camminamento rialzato.
Sebbene la cripta sia priva di decori o arredi, all’infuori di un altare in marmo bianco e una statua della Madonna, percorrere il camminamento al suo interno è un’esperienza davvero affascinante. Vi ritroverete in un ambiente a tre navate, separate da colonne e volte a crociera, le quali si specchiano nell’acqua che invade la cripta, suscitando una surreale sensazione di raddoppiamento dello spazio e dando vita a prospettive sorprendenti.
Al termine del camminamento, altri scalini vi permetteranno di “tornare in superficie” e ritrovarvi faccia a faccia con i meravigliosi tesori della cappella di San Tarasio. Particolarmente degni di nota sono gli affreschi di Andrea del Castagno e Francesco da Faenza e i tre polittici dorati riccamente intagliati, dedicati rispettivamente al corpo di Cristo, alla Vergine e a Santa Sabina.
Opmerkingen