Il tono dei miei post è solitamente sereno e spensierato, ma oggi non sarà così. L’estate scorsa ho vissuto un’esperienza molto singolare, di cui desidero condividere in questo spazio i miei ricordi.
Tutto è cominciato per sbaglio: durante un viaggio lungo il confine con la Slovenia, abbiamo commesso l’errore di affidarci ciecamente alle indicazioni stradali del navigatore, con il risultato di ritrovarci persi su un sentiero immerso nella vegetazione. Non potendo proseguire con il nostro mezzo di trasporto e non avendo idea di dove ci trovassimo, abbiamo parcheggiato e deciso di esplorare la zona a piedi, con l’idea di trasformare una piccola disavventura in una piacevole passeggiata.
Ci trovavamo sul territorio del comune di Monfalcone, in provincia di Gorizia. Immaginatevi la nostra curiosità quando, nel bel mezzo del bosco, ci siamo ritrovati di fronte a un cartello segnalante la presenza di un “Parco Tematico della Grande Guerra”. Da quel momento in poi la nostra passeggiata si è trasformata in un’avventura.
Il Parco Tematico della Grande Guerra, sulle alture carsiche alle spalle di Monfalcone, occupa un territorio particolarmente vasto e costituisce un vero e proprio museo a cielo aperto, composto da numerosi sentieri che passano per grotte e trincee della Prima Guerra Mondiale.
Infatti, gli eventi della Grande Guerra travolsero il territorio di Monfalcone a partire da giugno 1915, quando le truppe italiane entrarono nella città e successivamente occuparono parte delle quote soprastanti, abbandonate dall’esercito austro-ungarico, che si era spostato per raggiungere posizioni meglio difendibili. Tali quote furono a lungo contese fra i due eserciti, venendo conquistate e perdute ripetutamente.
Il sistema trincerato, ancora ben conservato, è intervallato da postazioni per mitragliatrici e caverne, le quali furono usate come ricovero dai soldati. Inoltre, lungo il percorso si possono leggere “iscrizioni di guerra”, ossia scritte lasciate dai soldati sulle pareti delle trincee.
Il parco è suddiviso in tre ambiti tematici, chiaramente segnalati da appositi cartelli. Si può accedere attraverso diversi ingressi, sparsi sul territorio circostante, e la visita è gratuita. Tuttavia, bisogna tenere a mente che si tratta di una vera e propria escursione, per cui è necessario indossare un abbigliamento comodo e appropriato.
È possibile addirittura camminare all’interno delle stesse trincee, esperienza che io ho trovato molto claustrofobica e toccante. In alternativa, potete seguire i sentieri che corrono al di sopra delle trincee. Se il buio e gli spazi umidi e chiusi non vi impressionano, potrete anche visitare le grotte usate come ricovero, ma in questo caso vi consiglio di portarvi dietro una torcia. Inutile dire che, qualunque percorso scegliate di seguire, è d’obbligo mantenere un comportamento il più possibile rispettoso dell’ambiente circostante.
E se il percorso all’interno delle trincee non fosse già abbastanza impressionante, sappiate che la vera sorpresa deve ancora arrivare. Sto parlando di Quota 85, che oggi è diventata un luogo sacro all’interno del parco. In quest’area morì il soldato Enrico Toti, uno dei personaggi italiani più noti del periodo della Grande Guerra. Per questo Quota 85 porta oggi il suo nome e presenta un aspetto tristemente simile a quello di un monumento funebre, con una lunga serie di cippi dedicati a coloro che combatterono e persero la vita in una guerra senza senso sulle alture di Monfalcone.
Avvicinatevi con rispettoso silenzio a questo luogo, leggete le incisioni sui cippi e osservate i biglietti e gli oggetti deposti dai discendenti dei caduti, che ancora oggi si recano qui regolarmente per omaggiare i propri antenati, lasciandosi dietro prove toccanti del dolore che la guerra ha portato in questi luoghi e che ancora oggi non è possibile dimenticare.
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